Vogliamo ridare vita ad un’attività tradizionale che per secoli ha caratterizzato l’economia della città di Gallarate e di cui ora si trova traccia soltanto negli archivi storici o nelle pochissime piante di gelso rimaste sul nostro territorio.
Perché se è vero che Gallarate è stata la Città delle cento ciminiere, ancor prima ha fatto parte di quella zona descritta dagli agronomi come “zona del gelso”.
All’alba della 4^ rivoluzione industriale vogliamo recuperare una tradizione ed una vocazione proprie del nostro territorio, rilanciando altre ricchezze del nostro territorio e dando il nostro contributo alla filiera serica italiana.
"Per il contadino lombardo la gelsibachicoltura rappresentava un reddito integrativo: con l’aiuto di tutte le persone di casa, donne e bambini, poteva pagare l’affitto, la sua famiglia mangiava carne almeno nei giorni di Natale e del santo patrono, poteva comperare delle medicine, mandava a scuola i bambini facendoli uscire dal secolare analfabetismo, acquistava dei vestiti mettendo in moto un moltiplicatore economico che consentiva la nascita di aziende tessili, cuore dell’economia lombarda.
La potenza economica della nostra Lombardia trae le proprie origini dalla storia del baco da seta e dalla pesante fatica quotidiana del suo allevamento nelle nostre cascine”.
Nel corso dei secoli il distretto di Gallarate ha rappresentato un'eccellenza nella produzione di bozzoli, grazie alla spiccata operosità e capacità imprenditoriale dei suoi abitanti.
All’inizio del XIX secolo il distretto di Gallarate era il secondo produttore di bozzoli in annate “comuni”, cioè in quelle immediatamente precedenti il 1807, superato solo dal distretto monzese, che comprendeva la zona briantea, in cui la diffusione della gelsibachicoltura era da sempre maggiore. Il crollo del 1810-11 era giustificato dalle autorità con la difficoltà che il commercio serico incontrava negli sbocchi di mercato. In realtà la crisi era causata dalle politiche perseguite dalle autorità napoleoniche, volte a favorire la produzione francese, dalla guerra e dal blocco continentale.
De Marchi E., Dai campi alle filande, Franco Angeli
Il distretto di Gallarate comprendeva 14 comuni. Era il distretto produttore meno popoloso (93.509 abitanti) e senza una città importante come capoluogo (Milano era infatti la capitale del Regno d’Italia e contava 115.090 abitanti, Pavia 28.227, Monza 10.621 e Gallarate era una cittadina con 3.533 residenti): ciò nonostante l'operosità degli agricoltori della zona garantiva una produzione di 305.664 libbre nuove del Regno in annate comuni, seconda soltanto ai distretti di Monza (1810) e Pavia (1811).
Mooroon: una parola che racchiude in modo sintetico ed immediato il cuore della nostra attività, valorizzando la storia, il territorio e la vocazione imprenditoriale della Città di Gallarate.
Una parola che rappresenta un gioco di parole: è la trascrizione inglese del termine dialettale che indica la pianta di gelso, “murun”, le cui foglie sono l’alimento esclusivo dei bachi da seta e che, nei secoli scorsi, rappresentava una costante nel paesaggio della Città e non solo. La parte superiore del logo, definisce anche la parola “moor”, in inglese “brughiera”, e restituisce una dimensione fortemente territoriale al progetto richiamando la vicina brughiera di Malpensa: l’insieme fornisce un connotato internazionale all’attività senza tradire la tradizione del territorio in cui un tempo era florida la gelsibachicoltura, rendendola fruibile anche all’estero dove il Made in Italy è un marchio d’alta qualità riconosciuto specialmente in ambito manufatturiero.
Infine le quattro O disegnano, in modo stilizzato, un frutto, con il colore che più gli si addice: un viola gelso.
Il logo di Mooroon
MOOROON, trascrizione inglese del termine dialettale "murun"
La mora di gelso stilizzata
MOOR, il richiamo alla vicina brughiera di Malpensa